Ecco a voi i Nefesh Core, interessante nuova realtà gothic rock che però al suo interno anche musicisti già affermati della nostra scena nazionale. Un primo album in parte falciato come promozione live dalla pandemia del 2020, ma anche molte altre cose sono state discusse in questa chiacchierata con loro. Buona lettura!
1. Presentate la vostra band con una breve biografia ai nostri lettori!
David: Ciao e grazie innanzitutto per questa intervista. I Nefesh Coro sono una rock band, nella sua essenza più semplice. Nello specifico si tratta di una band nella quale insistono elementi musicali che vanno dal metal al gothic passando per la New Wave di matrice anni 80. Un mix che ci piace definire come dark rock o dark metal. I musicisti che la compongono hanno tutti e 4 storie artistiche legate al rock e al metal di lunga data, Siamo come dire musicisti “navigati”, ma conserviamo la stessa passione e le stesse esigenze comunicative di quando eravamo ragazzi. Nel 2018, io e Ghigas (basso) nel pieno di alcuni profondi cambiamenti nelle nostre rispettive vite personali, provammo a scrivere nuove canzoni, musicalmente e tematicamente diverse da quanto avevamo fino ad allora scritto nei Metatrone. In questo tentativo (forse meglio parlare di necessità) di sperimentazione, venne fuori piano piano un’idea del tutto nuova, soprattutto per me, quella di cimentarmi alla voce solista, ed in clean (piuttosto che in growl), che per le sue caratteristiche si prestava bene a un genere più “scuro” e malinconico. I testi che venivano fuori iniziavano pertanto tingersi di queste tonalità “cupe” intrise di romanticismo e metaforica visione della vita che hanno finito in breve tempo per delineare il profilo di una nuova identità artistica che abbiamo chiamato Nefesh Core, un termine un po’ complesso da spiegare, che si può tradurre come “nucleo del centro dell’esistenza e dell’anima”, fisicamente identificabile nella regione del collo, sede del passaggio del respiro, ponte tra cuore e cervello, sede della voce, insomma un incrocio “vitale” anche dal punto di vista esistenziale oltreché anatomico. Così nacquero le prime canzoni ad uno stadio più che embrionale e di lì a poco, con l’ingresso di altri due musicisti, diventarono una tracklist a tutti gli effetti, fino ad arrivare alla pubblicazione del nostro primo album “Getaway”, nel settembre del 2020, quando ahi noi, la pandemia era già esplosa, bloccando e stravolgendo ogni attività umana come la conoscevamo. Costretti come tutti a questa chiusura forzata, continuammo a scrivere canzoni pubblicando una cover, una rivisitazione secondo Nefesh Core di una canzone di Francesco Renga, “Dove il mondo non c’è più”, e alcuni mesi dopo un singolo dal titolo “Walls of time”, passando per il cambio di chitarrista nel 2021. Qualche altro avvicendamento nei due anni successivi, e siamo arrivati a primi mesi del 2014, quando abbiamo pubblicato “Lullaby”, mitica canzone dei The Cure, anch’essa rivista secondo il nostro punto di vista musicale.
2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
Ghigas: E’ curioso sentirsi fare questa domanda. Ed in effetti anche poco più che adolescente, cercavo di immaginarmi i miei “beniamini” del metal nel momenti della creazione di quei riff e di quelle melodie che mi colpivano così tanto. In genere è un’idea di David che mette in moto la “macchina” compositiva, a volte un giro di basso, altre volte una serie di riff, ma quasi sempre c’è nel mezzo la melodia del ritornello. Nel mio studio cominciamo a dare forma alla canzone mantenendo il ritornello sempre al centro di tutto e se i primi arrangiamenti funzionano poi si va in sala e si aggiunge il contributo anche degli altri musicisti. Non esiste uno schema prefissato, ma mi rendo conto che dopo tanti anni passati insieme a scrivere canzoni, si innescano alcuni automatismi che secondo me sono espressione di una profonda sintonia compositiva. E poi c’è il bello degli arrangiamenti, scegli questo suono di chitarra piuttosto che quest’altro, uso o non uso dei synth, quanta elettronica richiede quel preciso brano, quanto groove e così via. E nel frattempo viene fuori il testo, partendo da una metrica più o meno definita, sullo scheletro di note che sta alla base, andiamo a trovare il testo migliore a seconda di ciò che vogliamo dire in quel brano. Alcune volte, intere ore o giorni di lavoro finiscono con un sonoro “Mmh, abbiamo fatto un buon lavoro ma non funziona!”. E si ricomincia. Siamo piuttosto maniacali da questo punto di vista, è molto difficile che ci si accontenti con poco. Per questo ci prendiamo il tempo che serve. Qualche volta invece, facciamo “Chapeau!” di fronte al “Buona la prima”. Scrivere musica e testi è per noi una vera e propria alchimia, lo sentiamo come un dono e ne siamo grati.
3. Testi: di cosa trattano?
Ghigas: Nei nostri testi si parla di vita, di sogni, di idee, di poesia, di squarci di vita metropolitana e paesaggio immaginari. Cerchiamo di raccontare storie e di portare chi ci ascolta per mano dentro altre vite, molto spesso la nostra stessa vita. Con le nostre canzoni, ci spingiamo a sotterrare segreti e ricordi persi nel dimenticatoio, volutamente lasciati sotto cumuli di polvere nelle soffitte abbandonate delle nostre coscienze, perché appartengono a un “noi” che non abbiamo capito nel profondo, che non ci piace, che ci fa paura, che avremmo forse dovuto amare meglio e di più, che odiamo perché ci ricorda che siamo veramente. Questo è il respiro cupo, “dark” delle nostre composizioni, la nostra visione “gotica” della vita e del mondo, e delle relazioni tra le persone.
4. Come è andata la promozione di questo album, dato che è uscito in un periodo "difficile"?
David: Come ti dicevamo, dopo la pubblicazione dell’album, la pandemia ha reso praticamente vano poter proseguire con le esibizioni dal vivo. Tutto si è quindi fermato agli ascolti sulle piattaforme di streaming e alla promozione online, che tra webzine, recensioni e interviste ha mostrato al pubblico chi siano i Nefesh Core. Ci è mancato un sacco poterci esibire, sentire il rapporto col pubblico, portare la macchina Nefesh Core in giro. Ma come tutti non abbiamo avuto scelta e abbiamo fatto di necessità virtù preferendo concentrarci in studio sulla composizione di nuove canzoni. Si tratta quindi di un bilancio positivo, ma parziale. Non puoi fare rock o metal e non suonare dal vivo. E’ proprio una contraddizione!
5. Come valutate la scena rock/metal italiana di oggi? E quali sono secondo voi le band più valide?
Ghigas: Io, specie da ragazzo, ero fermamente convinto che essere nati in Italia rappresentasse un mezzo ostacolo, per chi avesse voluto creare una rock band. Oggi a distanza di molti anni, con un po’ più di consapevolezza, devo dire che anche in Italia si sono espresse e continuano ad esprimersi band di grande valore artistico, che coprono gran parte dello spettro dell’universo “rock e metal” e lo fanno con grande professionalità, competenza e con spessore artistico di alto livello. Se si esclude il periodo d’oro del rock progressivo dove siamo stati ai massimi livelli, devo dire che anche nel metal band fantastiche ce ne stanno, eccome, dai Rhapsody (compresi quelli dell’era “of Fire”, ovviamente) ai Labirinth, passando per Vision Divine, Extrema, Novembre, i nostri conterranei Schizo, i DGM, i Wind Rose, i Metatrone (altra mia band assieme a David) nel mondo del Christian metal, e ancora band “seminali” come Negazione e Strana Officina, e tante altre band che magari adesso non mi vengono in mente. Certo è che in realtà o culture diverse da quella italiana, sia in Europa che oltre oceano (Sud America compreso), tutte queste band avrebbero avuto una risonanza ben più grande e avrebbero faticato di meno per farsi spazio in mezzo ai grandi blasoni internazionali. Il rock ha uno spirito che non nasce propriamente nel “mood mediterraneo”, questo è innegabile, appartiene più all’animo anglosassone e alle culture nordiche. Tuttavia anche noi italiani abbiamo saputo capirlo e farlo nostro e faremo sempre meglio, ne sono sicuro. I Maneskin sono l’esempio mainstream più lampante di quanto ho appena detto. La strada è un po’ più lunga ma le soddisfazioni possono essere grandi. Bisogna crederci, sempre fino alla fine.
6. Come è andato in generale e come è stato accolto il vostro debutto, "Getaway"?
David: Abbiamo ricevuto molti positivi apprezzamenti sia da persone che ci conoscevano me e Ghigas come il tastierista e il chitarrista dei Metatrone, sia da parte di nuovi fan, che hanno scoperto i Nefesh Core, direttamente dai video e delle piattaforme di streaming. Peraltro il rock e il metal a tinte dark / gothic è da un po’ che non se ne parlava in giro, e ad eccezione di band storiche come The 69 Eyes, Moonspell e Paradise Lost, sono state poche le occasioni per gli addetti ai lavori di parlare di questo genere, tra le righe di riviste e webzine. Per cui i Nefesh Core sono riusciti a trovare il loro spazio, in mezzo alle molteplici uscite discografiche che ormai invadono il mondo del music business basato sullo streaming. Sicuramente chi ci conosceva come musicisti dei Metatrone, si è trovato spiazzato, perché ci ha trovati in ruoli diversi e dentro a un mondo musicale molto diverso. Ma anche qui, abbiamo ricevuto davvero degli ottimi feedback.
7. Quali sono le band che più vi hanno influenzato?
David: Domanda quasi canonica… stavo aspettando che la facessi! In realtà i Nefesh Core sono il risultato di ciò che sono i suoi musicisti, e non ci sono band di riferimento diretto. Ecco diciamo così. Le influenze che si intrecciano e che stanno alla base del nostro sound sono per molti versi molto lontane dal dark e dal gothic e vanno dal trash metal ottantiano al grunge, passando, e questo sì, è più evidente, dal rock e dalla New wave degli anni 80, fino ad arrivare a tinte industrial metal, più moderne.
8. Meglio il rock/metal di una volta o quello di oggi? E per quanto riguarda l'Italia?
Ghigas: Non credo proprio ci sia un meglio e un peggio. Ogni band esprime se stessa e si porta con se gli umori dei tempi in cui vive. Se fosse possibile fare un viaggio indietro nel tempo e si potesse partire dagli albori, non potremmo non partire da Elvis Presley per poi fermarci per un bel po’ dai Beatles. Solo dopo potremmo andare avanti passare in rassegna tutte le band che avessero avuto chitarre distorte e rabbia da vendere. Perché questi sono gli ingredienti base del rock e del metal, essere alfieri e garanti della libertà personale e collettiva, in un mondo fatto invece di conformismo, schemi e gabbie dorate. E per farlo devi gridare e sentire graffiare la gola come ruggiscono i coni delle 4x12 di chitarra e basso, sostenute dalla potenza e dalla velocità delle ritmiche di batteria. Oggi, come ieri, c’è un grande e profondo bisogno di difendere la libertà personale, anzi oggi forse più di allora… quindi chi fa rock e metal oggi ha una responsabilità ancora più grande, perché le gabbie dorate dei nostri giorni sanno essere illusorie molto più di quelle di 30 o 40 anni fa e le coscienze si sono addormentate. Bisogna svegliarsi anche bruscamente. Ecco perché non possiamo fare a meno di questo genere musicale e il rock vivrà in eterno.
9. Avete in programma un nuovo full-length? E come pensate che suonerà?
David: Certamente si. Come dicevamo poco fa, abbiamo scritto tante canzoni, soprattutto durante il lockdown e tante ancora ne abbiamo scritte negli ultimi mesi. Abbiamo materiale sufficiente per il secondo album che presto inizieremo a produrre. Sicuramente suonerà più heavy rispetto al precedente, ma manterremo intatte le atmosfere dark che ci contraddistinguono. Quindi un passo avanti, che conferma quanto di buono abbiamo fatto e ci apre a nuove sperimentazioni.
10. Dove vedete i Nefesh Core tra dieci anni?
Ghigas: A fare quello che sappiamo fare meglio. Suonare, inventare, scrivere testi e gridare al mondo che essere felici e liberi è un imperativo universale che va difeso e garantito per tutti gli uomini, nel rispetto della vita delle persone, degli esseri viventi tutti e del mondo. Ci auguriamo quindi che il tempo sia sempre clemente con il nostro “essere bambini”, quel lato di noi che ci fa divertire quando suoniamo insieme e che ci continua a farci sognare e che ci fa dire che il meglio deve ancora venire.
11. Abbiamo finito, concludete come volete!
David: Grazie per questa bella intervista! Ci vediamo dal vivo se volete già il prossimo 31/10 a Mantova (Arci Tom), e l’1-2/11 a Cassino (Metropolis) e Roma (Traffic)! Grazie del vostro prezioso supporto. Stay dark!
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