I Madvice sono una realtà tricolore che merita massima attenzione, in quanto il loro ultimo album, "Under the Burning Sky" è una stoccata pesantissima di death metal moderno melodico. Un disco che ci presenta una band affamata e in palla. Parliamo con Raffaele Lanzuise di questa release e di molti altri aspetti inerenti i Madvice. Buona lettura!
1. Ciao, presentate la vostra band e il vostro ultimo album ai nostri lettori!
I Madvice esistono da quasi una decina d’anni, ormai, se vogliamo considerare le prime bozze tirate giù da Maddalena (chitarrista) e me (bassista). Venivamo dai Nameless Crime, una specie di alternative metal ma, finito quel percorso, ci era venuta voglia di fare musica un po’ più diretta e pesante. Nel momento in cui Asator si è unito a noi due, nel 2016, abbiamo avuto il quadro più chiaro di quello che avrebbero potuto essere i Madvice. Quando poi la formazione si è completata con l’arrivo del batterista Marco, il cerchio si è chiuso, buttando fuori il primo disco “Everything Comes to an End”. Ma è in realtà nel secondo “Under the Burning Sky” che il gruppo ha cominciato ad esprimere un progetto più consolidato e coeso.
2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
Il nostro modo di comporre si è naturalmente evoluto negli anni, ma i brani sono sempre partiti da idee di Maddalena e mie. Noi due suoniamo insieme da tantissimi anni, e siamo talmente affiatati da poter comporre insieme qualsiasi cosa. Nel tempo, l’affiatamento si è esteso anche agli altri due componenti della band, e di conseguenza anche il songwriting ne ha guadagnato, riuscendo a lavorare più in sala tutti insieme, piuttosto che a casa, come è stato invece per i primi due album. Ora siamo nella fase finale del terzo, ed abbiamo raggiunto, credo, il nostro modus operandi ideale.
3. Testi: chi li scrive e cosa trattano?
Quelli sono a cura quasi esclusiva di Asator, e trattano per lo più di sue intime riflessioni sull’umanità e sull’esistenza stessa.
4. Cosa pensate di offrire in più sul palco rispetto al lavoro in studio?
Ci è sempre piaciuto tenere ben distinte le due cose: su disco prevalgono gli arrangiamenti, dei “panorami” che dal vivo non puoi dare, ma si cerca di controbilanciare con l’impatto, strumentale e visivo.
5. Come valutate la scena rock e metal italiana di oggi?
Purtroppo è un periodo molto buio per la musica. Talento ce n’è tanto ma è tutto soffocato da una quantità incredibile di informazioni; non si riesce più a distinguere il buono dal cattivo, c’è tanta roba superflua e dozzinale e farsi notare è veramente difficile. La gente è diventata pigra e risulta difficile anche fare una valutazione, secondo me. Non vedo una scena, perché c’è tanta nebbia. Ma so per certo che sotto la nebbia c’è tanta buona musica.
6. Quali obiettivi volete raggiungere con i Madvice e quali sono quelli che già pensate di aver raggiunto? E in questo senso, pensate che il vostro ultimo album, "Under The Burning Sky" abbia apportato nuovi fans verso di voi?
Beh, nonostante non siamo più ragazzini, siamo ancora dei sognatori, e ci piacerebbe vederci lì su, accanto ai nomi enormi che anche tu conosci. Ma abbiamo anche i piedi per terra, e quindi intanto cerchiamo di fare le cose al meglio delle nostre possibilità, sforzandoci anche di essere molto critici su quello che facciamo. Una cosa sulla quale puntiamo molto è quello di raggiungere una personalità tale da essere subito riconoscibili. Ecco, questo è un obbiettivo molto importante che ci auguriamo di raggiungere presto.
7. Quali sono le band che più vi hanno influenzato e quali pensate che potrebbero aver influenzato il processo compositivo del vostro ultimo album?
Siamo figli del metal old school, ma non abbiamo mai volute essere oltranzisti, in questo senso, e siamo sempre stati aperti ad influenze diverse. Ci sono tanti elementi che finiscono, consciamente o incosciamente, nella nostra musica. Asator, ad esempio, col suo screaming è colui che porta la vena black, anche se in realtà non rientra negli ascolti della maggioranza di noi.
8. Meglio il metal di una volta o quello di oggi? E come se la passa l'Italia secondo voi?
Sicuramente i miei ascolti sono ancorati alla musica del passato, a me piacciono quei dischi che si “muovono”, cosa che succede nelle produzioni dai ’70 ai ‘90, dove le registrazioni erano ancora una liturgia che fotografava l’essenza del momento. Purtroppo, nella maggior parte delle produzioni moderne, viene fuori ormai la fredda interazione tra musicista e computer; sembra tutto perfetto ma tutto finto.
9. Che programmi avete in questo periodo e per il futuro?
Come ti dicevo prima, abbiamo quasi ultimato il nostro terzo disco, stiamo finendo anche le riprese del video che accompagnerà il primo singolo, e stiamo programmando tutta la fase promozionale che ne conseguirà. Alcune date sono già confermate, altre ne verranno presto.
10. Come siete giunti all'accordo con Rock On Agency e come vi state trovando?
Li abbiamo conosciuti grazie al consiglio di amici comuni, e siamo con loro dal 2019… qualcosa vorrà dire!
11. Abbiamo finito, i saluti finali a voi.
Grazie a te dello spazio dedicatoci ed un saluto ai lettori!
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