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Intervista ad ALBERTO RIGONI


Alberto Rigoni è un bassista noto nel panorama rock e metal italiano (Vivaldi Metal Project, Twinspirits) e torna con un ottimo album power-prog strumentale intitolato "Nemesis Call". Molti gli ospiti su questo album, da Mike Terrana a Mark Zonder, fino ad altri giovani e sorprendenti talenti. Facciamo qualche domanda ad Alberto!

1. Ciao, presenta il tuo progetto ai nostri lettori!
Ciao e grazie per lo spazio! Il mio progetto solista nasce nel 2008 con l’intento di esprimere liberamente le mie idee musicali, al di là di band o generi fissi. Nemesis Call, il mio ultimo album, è il mio quattordicesimo lavoro da solista, uscito a dicembre 2024 tramite Eclipse Music e RockShot Records. È un disco interamente strumentale che fonde elementi di progressive, metal, shred e neoclassico. Ho avuto il piacere di collaborare con musicisti incredibili come Mike Terrana, Thomas Lang e giovani talenti internazionali. L’idea era quella di creare un viaggio sonoro potente, evocativo e pieno di energia, ispirato al concetto di giustizia e riequilibrio, incarnato dalla dea greca Nemesi.

2. Processo compositivo. Parliamone un po’.
Il mio processo compositivo parte quasi sempre dal basso – in senso letterale! A volte nasce da un riff, altre da un’atmosfera che voglio trasmettere. In Nemesis Call ho voluto costruire dei brani che potessero raccontare qualcosa pur essendo strumentali, quindi ho lavorato molto sulla dinamica e sulla struttura. Compongo in studio, arrangio da solo o con i collaboratori, e poi costruisco i brani coinvolgendo i vari guest. È un processo molto organico, ma anche molto tecnico.

3. Un album interamente strumentale, come mai questa scelta?
Perché credo nella forza espressiva della musica al di là delle parole. L’assenza di una voce principale lascia spazio all’immaginazione dell’ascoltatore e permette agli strumenti di parlare. Inoltre, mi dà maggiore libertà compositiva: posso spaziare tra generi, cambiare mood, giocare con le strutture, senza dover adattare tutto a una linea vocale.

4. Cosa pensi di offrire in più sul palco rispetto al lavoro in studio?
Sul palco c’è l’energia, il contatto umano, l’impatto visivo e fisico del suono. In studio puoi perfezionare ogni dettaglio, ma live entra in gioco l’istinto. Se dovessi portare Nemesis Call dal vivo, mi piacerebbe farlo con un ensemble internazionale e dare una veste ancora più epica e “cinematografica” ai brani. Al momento è un progetto da studio, ma chissà…


5. Come valuti la scena rock e metal italiana di oggi?
La scena italiana ha grandi potenzialità e ottimi musicisti, ma spesso manca il supporto necessario a livello di industria, promozione e strutture. C’è tanta passione, ma servirebbe più coesione e visione a lungo termine. Fortunatamente, negli ultimi anni vedo più collaborazioni tra artisti, più apertura al mercato internazionale, e questo è un buon segno.

6. Quali obiettivi vuoi raggiungere con questo progetto e quali sono quelli che già pensi di aver raggiunto?
L’obiettivo principale è sempre stato creare musica autentica, senza compromessi, e penso di esserci riuscito. Con Nemesis Call ho consolidato una visione personale, coinvolto artisti che stimo e ho ricevuto ottimi feedback. In futuro mi piacerebbe espandere ulteriormente il progetto, magari con colonne sonore o collaborazioni in contesti visivi, come film o videogame.

7. Quali sono le band che più ti hanno influenzato?
Sicuramente i Dream Theater, che sono stati una vera scuola per me agli inizi. Poi band come Symphony X, Rush, e artisti solisti come Michael Manring, Tony Levin e Randy Coven. Ho sempre ammirato chi sa unire tecnica e musicalità, e cerco di portare questa filosofia anche nella mia musica.

8. Meglio il metal di una volta o quello di oggi?
Credo che ogni epoca abbia il suo valore. Il metal di una volta aveva un’identità forte, era pionieristico. Oggi c’è più sperimentazione, contaminazione e accesso a tecnologie incredibili. Personalmente, cerco di prendere il meglio da entrambi i mondi: la profondità compositiva del passato e la libertà stilistica del presente. Sono comunque un nostalgico degli anni Ottanta e Novanta

9. Che programmi hai in questo periodo e per il futuro?
Sto lavorando a nuovi brani che vedranno la partecipazione di cantanti internazionali del panorama rock e metal. Sto valutando se pubblicarli come artista solista o farli confluire in un side project. In parallelo porto avanti i miei progetti come BAD AS, Anime Sound Heroes e Lightning Dancers. E poi… qualche nuova collaborazione è già in cantiere!

10. Tornassi indietro, rifaresti qualcosa di “Nemesis Call” che oggi magari non ti soddisfa più?
Onestamente no. Sono molto soddisfatto del risultato. È un album che rappresenta fedelmente ciò che volevo esprimere in quel momento. Ovviamente, con il tempo ti viene sempre voglia di cambiare un suono, risuonare una parte… ma fa parte del gioco. Ogni disco è una fotografia di un istante.

11. Abbiamo finito, i saluti finali a te.
Grazie mille per lo spazio e il supporto! Invito tutti i lettori di Italia Metal e Rock a scoprire Nemesis Call, un viaggio strumentale potente e intenso. Seguitemi sui social per tutte le novità in arrivo… e che il basso vi accompagni sempre!




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