I Disease Illusion sono una band in continua evoluzione, come conferma anche il loro ultimo album, "Plastic Ocean". Un disco che ha solo una base melodic death ma che trova un giusto equilibrio anche con altre influenze. Ne parliamo con la band. Buona lettura!
1. Ciao, presentate la vostra band ai nostri lettori!
Ciao a tutti! Noi siamo i Disease Illusion, melodic death metal da Bologna, attivi dal 2008. Il nostro sound unisce potenza, melodia e atmosfere oscure e malinconiche. Il nostro ultimo disco "Plastic Ocean" è il nostro lavoro più diretto e maturo. Se vi piace il death metal con cervello e cuore, dategli un ascolto!
2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
Di solito partiamo da una base musicale: riff, groove, o anche solo un’atmosfera. Poi costruiamo attorno a quella sensazione, come se stessimo raccontando una storia. Ogni pezzo è un viaggio. I testi solitamente arrivano dopo, quando la musica ha già una sua identità e comunica un'emozione ben precisa, ma può succedere anche il contrario. Nonostante siamo sparsi tra Bologna, Nottingham e Copenhagen, lavoriamo molto di squadra, con un’idea chiara: ogni dettaglio deve avere un senso.
3. Testi: chi li scrive e cosa trattano?
I testi li scrive Joy, il nostro cantante, ma sono sempre frutto di confronto. In "Plastic Ocean" trattiamo temi legati al collasso ambientale, alla perdita di umanità, al vuoto emotivo in cui viviamo, insomma temi di impatto sociale. Non ci interessano i cliché: vogliamo usare il metal per parlare di cose vere, scomode e dare un messaggio di riflessione e reazione.
4. Cosa pensate di offrire in più sul palco rispetto al lavoro in studio?
L’impatto. Il disco è curato, pensato, preciso. Ma dal vivo c’è energia pura, sudore, occhi negli occhi con chi è sotto il palco. È lì che la musica diventa reale, che diventa emozione. Cerchiamo sempre di far arrivare qualcosa in più a chi ci guarda, di creare un’esperienza che non dimentichi il giorno dopo.
5. Come valutate la scena rock e metal italiana di oggi?
Ci sono tantissime band valide, con idee fresche e gran livello tecnico. Quello che manca spesso è la rete, il supporto vero: locali, promozione, spazi. Ma chi ha fame continua a spingere, e qualcosa si sta muovendo. Noi cerchiamo di fare la nostra parte, anche solo dimostrando che è possibile costruire qualcosa con costanza e passione.
6. Quali obiettivi volete raggiungere ancora con i Disease Illusion? Quali pensate siano più alla vostra portata?
Vogliamo continuare a crescere e a portare la nostra musica fuori dai confini, suonare nei festival grossi, lasciare un segno. Vogliamo far crescere il progetto a 360 gradi, senza compromessi. Oggi, con l’uscita di "Plastic Ocean", le prime date importanti e il supporto dell’agenzia, sentiamo di avere i mezzi per farlo sul serio.
7. Come rapportate il vostro ultimo album, "Plastic Ocean", rispetto ai precedenti? Quali sono le differenze più grandi?
È il disco più consapevole che abbiamo mai scritto. I precedenti erano sicuramente più legati alle radici del melodeath scandinavo, più diretti, magari più grezzi, mentre qui c’è una ricerca sonora molto più ampia. Abbiamo spinto di più sulle atmosfere, sul groove e sull’intensità emotiva. È un disco più profondo, più attuale e anche più caratteristico come identità musicale.
8. Quali sono le band che più vi hanno influenzato agli inizi della vostra carriera e quali sono quelle che vi influenzano oggi?
Il primo album “Backworld” risuona molto con il Gothenburg sound: At the gates, Dark Tranquillity, In Flames, Soilwork,. Con il secondo album “After the storm” è cominciata l’evoluzione del nostro stile dettata dai cambi di lineup e dalle diverse influenze portate dai nuovi membri della band. Oggi ascoltiamo anche band più moderne e tanti generi ibridi come Messhuggah, Gojira, Jinjer, Orbit Culture, Humanity's Last Breath… ma anche colonne sonore, musica elettronica, post-metal. Tutto può diventare ispirazione, se riesce a smuovere qualcosa se ascoltata veramente.
9. Meglio il metal di una volta o quello di oggi? E come se la passa l'Italia secondo voi?
Entrambi hanno il loro perché. Il metal di una volta ha creato le fondamenta, ma oggi c’è una varietà e una libertà enorme. Il problema in Italia non è la musica, è il contesto: poco supporto, pochi spazi, ma tanta qualità che meriterebbe più visibilità. La scena underground è viva, ma serve più attenzione da parte del pubblico e degli addetti ai lavori per non soccombere alle meccaniche del mercato musicale di oggi.
10. Che programmi avete in questo periodo e per il futuro?
Siamo nel pieno della promozione di "Plastic Ocean" e del tour. Il 28 giugno suoneremo al Southammer Fest a Castel Volturno con Rotting Christ, Fleshgod Apocalypse, Darkane, Necrodeath: e tanti altri; sarà devastante, non potete mancare! Poi nuove date, in Italia ed Europa, nuovi videoclip, e altri progetti già in cantiere. Seguiteci sulle nostre pagine per non perdere nulla.
11. Come siete giunti all'accordo con Rock On Agency e come vi state trovando?
È stata una scelta naturale. Cercavamo un partner serio che credesse nel progetto e ci aiutasse a fare il salto di qualità. Rock On Agency ha creduto in noi e sta lavorando sodo. Ci troviamo bene, e siamo estremamente soddisfatti dei risultati che stiamo ottenendo. C’è rispetto reciproco e tanta voglia di spingere.
12. Abbiamo finito, i saluti finali a voi.
Grazie per lo spazio! Invitiamo tutti ad ascoltare "Plastic Ocean", a seguirci su Instagram, Facebook e Spotify, e soprattutto a venire ai concerti. Vi ricordiamo anche il nostro progetto su Treedom, dove piantiamo alberi e potete avere la nostra maglietta esclusiva in cambio del vostro prezioso supporto. Supportate la scena, fate rumore, e ci vediamo sotto il palco!
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