Ecco gli Athiel, progetto praticamente solista (almeno per il momento) del polistrumentista sardo Dann. Siamo andati a contattarlo perchè il suo nuovo album, "Maw Of The Curse" ci ha fatto tornare in mente i gloriosi fasti degli anni Novanta del black e death metal, i Dissection, i Watain e altro ancora. Lasciamo la parola a Dann!
1. Ciao, presenta il tuo progetto ai nostri lettori!
"Maw of the Curse" è il secondo album della mia one man band Athiel. Il lavoro nasce intorno alla fine del 2023, inizi del 2024 per quanto riguarda la fase compositiva, e verso metà anno registrato, mixato e masterizzato per concludere il tutto intorno a Dicembre. All’interno del lavoro si trovano otto tracce tra le quali due strumentali. In questo album ho voluto puntare ed azzardare cose che nel precedente lavoro non pensavo minimamente, mi sono concentrato di più sulla fase melodica e compositiva cercando di dare un senso musicale a tutto ciò che facevo. Mi sono basato per lo più sulla produzione, volevo ottenere un disco molto chiaro e pulito in termini di sound, ma anche una certa fluidità di traccia in traccia, cosa che nel predecessore ho un po' trascurato. Come ho già detto in altre occasioni "Maw of the Curse" è stato la correzione di tutti gli equivoci presenti su "Destroys".
2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
Inizierei dicendovi che l’intero progetto nasce così dal nulla, quasi per caso. Non stavo pensando ad un nuovo album, anzi, in quel periodo mi stavo concentrando maggiormente sulla crescita musicale attraverso il mio strumento principale (la chitarra). Inoltre ricordo di aver viaggiato parecchio quindi anche questo ha contribuito alla mia personale ispirazione. Iniziò il tutto con "Reaven’s Oath" la prima canzone incisa per "Maw of the Curse" e mandai la traccia al Vstudio di Cagliari, il quale in futuro si occuperà di tutto l’album, e mi resi conto che nonostante tutto la traccia suonava bene e scorreva abbastanza liscia in tutta la sua durata, così decisi di proseguire con "The Sun Will Not Rise...", di cui la demo risale al lontano 2020 e così via fino ad arrivare a "Serpentine Bloodline", l’ultima traccia che concluse sia le registrazioni e sia il lavoro in studio.
3. Un album che sembra uscito in Svezia negli anni Novanta. Per te ha senso continuare a riproporre quello stile? E in questo senso, cosa pensi di aver aggiunto alla lezione dei vecchi maestri del black/death metal di quelle terre?
Avete notato bene! Mi sono ispirato per lo più alla scena Black/Death metal svedese anni '90, la quale personalmente ho molto a cuore. Per me ha senso riproporre ciò che è stato fatto bene e ciò che ha lasciato un segno permanente nel panorama della musica estrema, come in quel caso quindi. Da buon nostalgico e fan accanito penso di sì. Il mio progetto ha voluto sperimentare e andare oltre con varie influenze che vedono artisti e generi che vanno al di fuori del metal, ho sempre cercato di trovare la mia firma e di rimanere il più sperimentale possibile, credo di non aver aggiunto niente, da loro ho solo da imparare!
4. Tanti aspetti portano a pensare che ammiri i Dissection e Jon Nodtveidt. Spiegaci questo aspetto per favore.
Ovviamente si! Come ho detto qualche riga sopra, sono un grandissimo nostalgico di quegli anni. Ammiro i Dissection e tutto ciò che hanno fatto, non nascondo che ho preso spunto anche da loro e che stimo e appoggio la loro filosofia! Le loro melodie glaciali risuoneranno nei secoli a venire.
5. Quali obiettivi vuoi raggiungere con questo progetto e quali sono quelli che già pensi di aver raggiunto?
Gli obiettivi sono tanti. In primis di aver una buona formazione live per iniziare anche il capitolo concerti, cosa alla quale sto già lavorando da tempo. Gli obiettivi raggiunti per ora sono tanti, già avere la possibilità di presentare il progetto di persona, avere una label, avere inciso il primo CD ma soprattutto tutto il supporto dato alla band da tantissime persone. Questo è tutto!
6. Quali sono le band che più ti hanno influenzato?
Moltissime, ma mi limiterò ad elencare quelle che più hanno contribuito alla nascita di "Maw of the Curse": Judas Priest, Slayer, Watain, i già citati Dissection, chitarristi come Malmsteen, Moore, Gilbert e molti altri.
7. Meglio il black metal di una volta o quello di oggi?
Ovviamente quello di una volta!
8. Che programmi hai in questo periodo e per il futuro?
I programmi principali sono trovare una Line-up per iniziare a programmare dei futuri live e concentrarmi sulla promozione del disco a 160 gradi, niente di più.
9. Tornassi indietro, rifaresti qualcosa di "Maw Of The Curse" che oggi magari non ti soddisfa più?
No, assolutamente, sono soddisfatto e orgoglioso di ciò che ho fatto e rifarei tutto così come è!
10. Abbiamo finito, i saluti finali a te.
Grazie mille per la vostra intervista!
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