Gabriele Oltracqua, cantante di questa formazione storica del metal estremo italiano, ha risposto alle nostre domande! Abbiamo esaminato l'ultimo album della sua band Infection Code intitolato "Culto" a questo link, e quindi è stato un piacere parlare con lui, anche a seguito del nostro buon parere su questo disco. Buona lettura!
1. Ciao Gabriele, presenta gli Infection Code ai nostri lettori!
La band esiste dal 1999. Oltre venticinque anni di rumore, metal, passione e sacrificio per esprimere e comunicare la nostra visione su come percepiamo un certo tipo di musica. Abbiamo subito numerosi cambiamenti di line up che non hanno mai minato lo spirito e l’attitudine. Eravamo poco più che maggiorenni ma Ricky ed io, nonostante ora siano passati eoni ed aumentino gli acciacchi, non perdiamo l’entusiasmo e la voglia. Non ci ha mai abbandonato la scintilla che ci ha portato fino a qui. Una scintilla che ad ogni battito di ciglia o respiro fa esplodere la nostra creatività.
2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
“Culto” nasce come tutti gli altri dischi, almeno a partire da “In.R.I” nello stesso modo. Ricky si occupa della parte musicale. Ha una creatività inesauribile e moltissime idee. Ha un archivio dove custodisce file contenenti riffs di chitarra, parti ritmiche di batteria, intere strutture. Le propone a noi e poi le sviluppiamo con i classici arrangiamenti che avvengono in sala prove ed anche in ultima battuta nello studio di registrazione.
3. Testi: chi li scrive e cosa trattano?
Le tematiche affrontate in “Culto” a livello di testi gravitano tutti intorno ad uno scrittore che è H.P. Lovecraft. Mi sono occupato personalmente dei testi ed ho voluto omaggiare questo grande scrittore che non devo essere certo io a presentarlo al pubblico dato la sua grandezza ed importanza nella letteratura non solo di genere. Quasi tutti i testi di “Culto” prendono ispirazione da romanzi o racconti del Maestro di Providence oppure sono mie riflessioni che scaturiscono dopo avere letto alcuni suoi scritti.
4. Cosa pensi che offrano gli Infection Code in più sul palco rispetto al lavoro in studio?
Sicuramente un aspetto di noi più selvaggio, meno controllato, più sanguigno e viscerale. In studio siamo molto più attenti alla tecnica, all’arrangiamento. Siamo concentrati sull’esecuzione ed in studio non ci deve essere nessuno errore. Il margine deve essere a zero. Questo non vuol dire che sopra un palco non dobbiamo essere perfetti, ma nell’esecuzione durante un concerto quello che ci preme è dare la botta. Essere aggressivi. Padroni del palco. Far divertire il pubblico, coinvolgendolo!!
5. Come valuti la scena rock e metal italiana di oggi?
Ci son molte band valide che finalmente, grazie anche a delle strutture, e parlo di studi di registrazione, agenzie, case discografiche, sale prove, sono diventati grandi prima in Europa per poi diveltarlo di conseguenza in Italia. Parlo di Lacuna Coil, Rhapsody con tutte le declinazioni, i Sadist, i Death SS. Mi vengono in mente tra i più giovani i Messa, i Fleshgod Apocalypse e tanti altri. La scena italiana a livello di band qualitativamente gode di ottima salute.
6. Quali obiettivi vogliono raggiungere gli Infection Code e quali vorresti ancora raggiungere?
Continuare a fare la nostra musica in serenità, cercando sempre di mantenere i nostri fans e magari acquisirne nuovi, ma principalmente continuare a divertirci. E poi se c’è la passione, per noi è già una vittoria.
7. Come ci si sente a parlare del decimo album in carriera? Avresti mai pensato di arrivare fino a questo punto?
È una sensazione strana. Molto particolare. Non avrei pensato di arrivare a compiere venticinque anni di band. Però è solo l’inizio e la voglia di andare avanti, nonostante l’età diversamente giovane, c’è sempre.
8. Quali sono le band che più hanno influenzato gli Infection Code, secondo te?
Se elencassimo le bands che ci hanno influenzato penso che non basterebbe un foglio. Fare dei nomi sarebbe fuorviante e superfluo. Posso dire che siamo partiti tutti dai classici per evolverci individualmente in altri generi. Chi in ambiti più estremi come il death metal, il thrash metal, chi in situazioni più sperimentali e noise. Ad oggi, comunque, i nostri ascolti si sono allineati su generi appunto come il death metal dei primi anni del duemila, l’industrial ed il thrash metal.
9. Meglio il metal di una volta o quello di oggi? E come se la passa l'Italia secondo te?
Ogni momento storico, ogni situazione di costume e social ha la propria colonna sonora. Ed il metal oggi non se la passa male. Sicuramente a livello organizzativo e di marketing sta diventando un mero prodotto d’intrattenimento e qui entra in gioco il business quindi se vogliamo essere pratici sta diventando un genere mainstream. Se ne analizziamo i contenuti a livello di arte veicolo di messaggi e come metodo di comunicazione, è sicuramente meglio il metal di una volta. Aveva un valore che andava oltre. Il metal è nato come genere musicale di rottura che avrebbe dovuto avere una funzione di spaccare lo status quo sociale dell’epoca. In parte c’è riuscito, in parte è diventato un prodotto commerciale vendibile che ha perso il significato vero ed autentico. In Italia, in questo grande periodo di globalizzazione, sta accadendo lo stesso fenomeno.
9. Che programmi ha la tua band in questo periodo e per il futuro?
Stiamo cercando di organizzare più date possibili per questa estate e per l’autunno anche se non è facile. Stiamo cercando di mantenere la nostra fan base anche sui social ma è come se fosse, anzi è un lavoro e le band underground come la nostra ne soffrono perché non possono dedicarvi il tempo necessario. Questo si ripercuote sui concerti. Perché se non si è costantemente presenti sui social network e non si fanno numeri, i locali ed i promoter non chiamano. E se non suoni non fai numeri sui social. È un circolo vizioso.
10. Come siete giunti all'accordo con Nadir Music e come vi state trovando?
Con i ragazzi della Nadir Music siamo amici da oltre vent’anni. Il nostro primo album e MCD del 2000 lo abbiamo registrato ai Nadir Studios. Dopo tanto girovagare non potevamo trovare rifugio migliore per poter continuare. Ci sentiamo a casa nuovamente. Ci stiamo trovando alla grande, perché sono persone competente, con un alto grando di professionalità ed in questo periodo, dove tutto va alla velocità della luce, danno priorità ad un lavoro si moderno, ma guardano anche ad un contesto più vero e meno social. E per una band old school come noi, è molto importante.
11. Abbiamo finito, i saluti finali a voi.
Grazie mille per lo spazio concessoci. Date una possibilità a Culto. Non ve ne pentirete!!!
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