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GILIATH "Sefiroth" (Recensione)

Full-length, Nova Era Records
(2024)

Come un fulmine che squarcia un cielo plumbeo, arriva il debutto sotto forma di full length di questa nuova realtà black metal tricolore: i Giliath! Anticipato dallo split con gli Astar "Del principio e della fine", uscito a metà novembre 2023, adesso possiamo gustarci circa tre quarti d'ora di questa ottima realtà con il nuovo "Sefiroth". L'album si apre con voci femminili e arpeggi che ricordano i Dissection più notturni, e poi esplode in tutta la sua potenza "Hail Giliath", un brano che riesce a fondere la scuola svedese e quella norvegese degli anni Novanta. La voce e i riff sono raggelanti, la batteria è veloce ma non in blast beat. Questo è un ideale punto di incontro tra Gorgoroth, Immortal e Dissection e la cosa si fa davvero interessante, anche perchè fanno capolino voci femminili nei ritornelli che aggiungono melodia al tutto in modo davvero ottimale.

Man mano che l'album prosegue, e partendo già dalla seconda canzone intitolata "Shining More Than Light" la band spesso strizza l'occhio al melodic black/death metal, e anche i Necrophobic (o gli Unanimated) vengono tirati in causa. Le costruzioni si fanno più complesse e le chitarre sanno far male con riff pungenti, ma sanno anche sorprendere con fraseggi melodici di prim'ordine. Ci sono anche frangenti più cadenzati e al limite col doom, come ad esempio l'inizio di "Pray of the Storm", che è davvero oscura e che rivela la sua potenza nella seconda parte, quando la velocità si innalza. Per più di un fattore, questa band mi ha anche ricordato un'altra realtà italiana, ovvero gli Infernal Angels, sia per la timbrica del vocalist Dario Stella, col suo misto di growl e scream, e anche per l'approccio melodico al death/black metal, unito però a sferzate improvvise di furia e cattiveria.

Il drumming non fa cose incredibili e non è proprio originale ma riesce comunque a dare il giusto apporto nella fasi sia veloci che lente con puntualità e precisione, come dimostra un pezzo un po' più variegato rispetto agli altri come "Where Shadows Are". Il disco, come era facile prevedere, finisce con il botto, e un pezzo come "Ascension" riesce a fondere cattiveria, velocità e atmosfere diaboliche alla perfezione. Lo spettro dei Dissection aleggia anche in questo pezzo, e direi che aleggia un po' in tutto l'album, ma non siamo al cospetto di una specie di band clone, come potrebbero esserlo i tedeschi Thulcandra che hanno fatto dell'omaggio ai Dissection la loro intera carriera, copiandone pure suoni e produzione.

Nel caso dei Giliath, come si accennava in apertura, la scuola svedese è mescolata con altre e anche i suoni sono caldi e personali, cosa anche interessante per un prodotto black metal. In ogni caso, questo disco non inventa di certo nulla, ma fa il suo dovere e anche di più, regalandoci nove pezzi praticamente inattaccabili da qualsiasi punto di vista (esclusa l'originalità). 
Amanti del black metal, seguite questa band, soprattutto se non disdegnate le digressioni più melodiche del genere.

Recensore: Grimorio
Voto: 7,5/10

Tracklist:

1. Hail Giliath
2. Shining More Than Light 
3. Pray of the Storm 
4. Sefiroth 
5. Where Shadows Are 
6. You'll Still Be 
7. Let'em Burn Again
8. I Am Alive 
9. Ascension

Line-up:
Dario Stella - Voice
Alessandro Dionisio - Guitar
Domenico Devito - Guitar
Vito Volpicella - Bass 
Lorenzo Chiafele - Drums

Links:
Facebook: https://www.facebook.com/giliathband
Instagram: https://www.instagram.com/giliath/
Spotify: https://open.spotify.com/intl-it/artist/3td554Gya0lQTFRJtXD6vU?si=591tvgY4Tva7XogxZRQG4A

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