1. Ciao, presenta gli Stormwolf ai nostri lettori!
Ciao a tutti e grazie mille, innanzitutto, per questa intervista. Ci chiamiamo Stormwolf e veniamo da Genova. Abbiamo all’attivo un demo autoprodotto nel 2015 (Swordwind), una prima release ufficiale nel 2018 (Howling Wrath, uscito per Red Cat Records) e, finalmente, dopo 6 lunghissimi anni, il nostro secondo disco, “Voyager”, uscito per Nadir Music a fine Settembre. Facciamo Heavy Metal di matrice anni ’80 senza rinunciare a contaminazioni sia più recenti che più risalenti.
2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
Partiamo sempre dalla Musica e solo in un secondo momento pensiamo al testo. Solitamente cominciamo a costruire lo scheletro, la struttura base della canzone partendo da un riff o un intro di chitarra, sul quale si innestano in maniera assolutamente libera gli altri strumenti. A quel punto cominciamo a vedere cosa funziona e cosa non gira giusto, sia da un punto di vista melodico che, soprattutto, ritmico. Al di là della paternità delle idee iniziali, quindi, i nostri brani sono sempre frutto di un lavoro collettivo, ove l’apporto di ciascun Musicista e del suo specifico strumento contribuisce in maniera determinante ed irrinunciabile al sound generale, alla spinta, all’espressione. Un processo davvero entusiasmante, stimolante, tante volte stupefacente per il quale non sarò mai abbastanza grato alle Persone che suonano con me, con le quali ho condiviso e continuo a condividere un percorso di crescita e motivazione reciproca tutt’altro che comune.
3. Testi: chi li scrive e cosa trattano?
Solitamente me ne occupo io, con qualche benemerita eccezione. Non ho un criterio di massima, un “leitmotiv” che mi piace seguire ad ogni costo. Come accennavo prima, partiamo sempre dalla Musica: a seconda della sensazione che il primo, embrionale arrangiamento trasmette, si cominciano a contestualizzare titolo, strofe, bridge, ritornelli. I testi quindi sono quasi sempre estemporanei e raramente “ragionati” a tavolino. Il vissuto personale, le proprie esperienze, i propri stati d’animo in certune situazioni “limite” confluiscono certamente nei nostri testi, così come la Storia (vedi Lepanto, 7th October 1571) o afflati descrittivi più leggeri, scanzonati, un tantino “glam” se vuoi, come in “Fast Lane”. Per la prima volta, questo si, abbiamo deciso di inserire un testo marcatamente “politico”, ovvero quello di “Fury -Let’s Go Brandon”, in aperto e terminale contrasto contro l’insopportabile ideologia “woke”, la cancel-culture, l’estenuante e soffocante politicamente corretto, ovvero tutto ciò che rende oggi qualsivoglia scambio onesto di idee una insostenibile passeggiata sulle uova. Ci saremmo due righe rotti il cazzo di “metoo”, black olives matter” (non è un refuso), “nonunadimeno” e consimili troiate che mirano semplicemente alla autoinclusione nell’Olimpo dei “buoni” in servizio permanente ed effettivo. Quindi andate serenamente a fare in culo, anime belle.
4. Cosa pensi che gli Stormwolf offrano in più sul palco rispetto al lavoro in studio?
Ahimé, vorremmo offrire sul palco tutto il possibile, ma dalla cosiddetta “emergenza sanitaria” siamo diventati uno studio-project. Abbiamo suonato parecchio dal vivo fino al 2019, avendo occasione di aprire per act pazzeschi come Lacuna Coil, Mastercastle, Necrodeath. Con la raffica di “lockdown” e tutti i problemi correlati -non per altro Voyager ha richiesto tre anni di lavoro-, abbiamo preferito concentrarci sulla produzione del nuovo disco. Naturalmente saremmo più che entusiasti di ricominciare a calcare il palco, anche perché siamo sicurissimi che sia le nostre canzoni che il nostro sound funzionerebbero a meraviglia con un bel PA da 10000 Watt sotto al culo. Vedremo…
5. Come valuti la scena rock e metal italiana di oggi?
Onestamente? Non priva di stimoli ma, in buona misura, un poco omologata. Vedo musicisti di prim’ordine, tecnicamente strabilianti e innegabilmente dotati trincerarsi dietro all’ancor oggi sicuro muricciolo del “metal operistico” o “unicornistico”, fatto di trigger a bomba sulla batteria, voci più che perfettissime da valchiria in estro (o, come contraltare, da orchessa sposa di Satana…), basso non pervenuto al punto che il bassista pare un figurante di teatro Kabuki afflitto dalla “sindrome Newsted”. Non posso dire che tutto questo mi entusiasmi: sarà anche per via dell’età -ho 49 anni: praticamente un Cartaginese, ecco…- ma continuo ad ascoltare band Italiane come Negazione, Fallout, Sadist, White Skull, Strana Officina, Vanadium etc etc. Ciò detto, massimo rispetto per quanti, vendendo migliaia di dischi, hanno evidentemente azzeccato con buon successo e per tempo una tendenza di mercato.
6. Quali obiettivi vorresti raggiungere con gli Stormwolf e quali sono quelli che già pensi che avete già raggiunto in questi primi anni di carriera?
Diventare ricchissimi e comprarci due Lamborghini a testa, mi pare ovvio! Facezie a parte, stiamo cercando, con non poca fatica ma parecchio entusiasmo, di ritagliarci la nostra nicchia iniziale, consolidarla e, possibilmente, quanto sarà giunto il momento, usarla come trampolino per uscire progressivamente dall’underground. Nel “qui&ora” ci rendiamo perfettamente conto che ogni nuovo ascoltatore è una conquista, ogni recensione positiva è riconoscimento non scontato di cui essere grati, ogni recensione negativa uno sprone ad interrogarsi limpidamente sul proprio lavoro ed uno sprone a fare meglio. Finora debbo riconoscere che i riscontri che abbiamo avuto e stiamo avendo ci rendono decisamente orgogliosi, sia per quanto riguarda la critica che il pubblico. La nostra formula “citazionista” ma modernizzata, per semplificare, pare aver fatto centro. Una scommessa decisamente vinta, detto senza falsa modestia.
7. Quali sono le band che più vi hanno influenzato agli esordi e quali sono quelle che vi influenzano ora? E magari questa domanda la possiamo collegare alle cover che avete realizzato e incluso nella seconda parte di "Voyager"?
Tutte le cover che ascolterete su “Voyager” sono brani di band che ci hanno profondamente influenzato, formato, scolpito. Il nostro “pool” di comuni influenze comprende quindi senz’altro Iron Maiden, Judas Priest, Black Sabbath, così come i Loudness, i Crimson Glory, i Dokken, passando per generi più oscuri ed estremi, dagli Slayer ai Nocturnus, senza dimenticare Testament, Nuclear Assault, Nevermore, Morbid Angel.
8) Meglio il metal di una volta o quello di oggi? E come se la passa l'Italia secondo voi?
Premesso che non cesso mai di stupirmi e sono sempre disposto a lasciarmi inaspettatamente sorprendere, con una punta di amarezza ti rispondo icasticamente: sono 41 anni che ascoltiamo senza sosta “Holy Diver” di Dio. Sono convintissimo che tra altri 41 anni ci saranno ancora stuoli di metal kids che faranno coro su “Rainbow in the Dark”. E potremmo fare lo stesso discorso per innumerevoli artisti “del bel tempo che fu”, la stragrande maggioranza anzi. Io ti chiedo, quindi: quante band “postmoderne”, diciamo così, saranno ricordate non tra 41 anni, ma tra 10 anni o, addirittura, 5? (Stormwolf a parte, si intende!)
10. Programmi per il futuro?
Promuovere a nastro Voyager e, al contempo, cominciare a ragionare sul suo successore. Sul “Live” non diciamo nulla. Per scaramanzia…
11. Come siete giunti all'accordo con Nadir Music e come vi state trovando?
Avendo registrato, mixato e masterizzato “Voyager” ai Nadir Studio con Tommy Talamanca, del quale ho avuto anche l’immeritata fortuna d’esser stato uno degli ultimi allievi, ci è parso naturale sondare il terreno per valutare un eventuale interesse da parte della loro etichetta. C’è stata assoluta disponibilità fin da subito da parte loro e l’accordo si è chiuso in un battibaleno. Ci troviamo molto bene e Trevor (cantante dei Sadist) come promoter è davvero un inesorabile cingolato da combattimento, roba da copertina degli Exodus, proprio!
12. Abbiamo finito, concludi come vuoi.
Grazie infinite per lo spazio che ci avete dedicato e un saluto brutale a tutti i lettori! Stay tuned and let the Stormwolf roam free!
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