Full-length, Nova Era Records
(2022)
Disco ormai un po' datato, questo "Under The Burning Sky", ma che vale la pena riscoprire, anche perchè la band proprio di recente ha rilasciato un nuovo video e singolo dal titolo "The Ecstasy Of Dying". Parliamo del secondo parto discografico di questa formazione toscana, che in questo disco di appena mezz'ora condensa cattiveria e tecnica in modo perfetto. Il disco si apre con "Extinction", pezzo che si muove a metà strada tra metalcore e melodic death metal, con tante parti groove e ritornelli che si poggiano su una batteria fantasiosa e potentissima. Le chitarre hanno un sound davvero bello, corposo, pieno, e i riff sono forse l'ingrediente più buono che si trova in questo album.
Come detto, il lavoro di chitarra distrugge ma sa anche essere pesante e ipnotico quando serve, abbandonando la violenza pura. E' il caso quindi di citare la seconda canzone, "Doominion", un pezzo che si apre con dissonanze di chitarra e un lavoro di batteria notevole. Il tutto poi si apre ad un lavoro brutale con i blast beat di Marco Moretti che iniziano a far intendere che la violenza di questa band non ha limiti. Stacco spezzacollo verso la metà del brano, molto in stile Slipknot e poi ritornelli più melodici che si fanno davvero apprezzare in un pezzo del genere, che non conosce compromessi.
Le dissonanze di cui parlavo in apertura si fanno davvero sentire nel terzo pezzo, "The Funeral of Human Race", che mette in mostra un groove pazzesco, con riff che ricordano anche qualcosa del nu metal. E' come se i Korn avessero incontrato il death metal. Provare per credere! La voce di Asator ringhia a denti stretti per tutto il disco, e varia solo nell'alternare growl e scream, mentre le voci pulite son quasi del tutto assenti. Interessanti gli spiragli quasi orientaleggianti che si fanno strada in alcuni frangenti di questo brano, i quali dimostrano quanto questa band voglia sperimentare pur tenendosi ben salda nella propria visione estrema della musica.
Gli altri brani in scaletta non sono da meno in fatto di qualità. La band ha forse optato per un minutaggio non troppo elevato che favorisce una certa intensità e un muro sonoro praticamente implacabile. Se vogliamo andare nei territori del melodic death metal puri, dobbiamo ascolare la title track, probabilmente la traccia più lineare e melodica del lotto, mentre su tutti gli altri brani la band picchia senza sosta, tranne che nell'anomala e strumentale "Quelli Uguali Non Contano", pezzo che mette in mostra un ottimo lavoro di basso, che viene usato per degli arpeggi melodici al posto delle solite chitarre. La chiusura affidata alla terribile "In This Empty Place" ribadisce la voglia di distruggere tutto di questa band. Riffing articolato e batteria in doppia cassa incessante, aperture più veloci e atmosfera come al solito oscurissima sono le cose che subito saltano all'orecchio, ma le voci femminili nei ritornelli ci stanno molto bene.
Si chiude un disco praticamente perfetto, magari non originalissimo, ma costruito a dovere e suonato ancora meglio. Chissà se la gente si degnerà di dare il giusto riconoscimento a giovani band meritevoli come questa, perchè sarebbe un peccato se questo disco passasse inosservato (come molti altri, d'altronde). Ottimo lavoro, Madvive.
Eleonora V.
1. Extinction
2. Doominion
3. The Funeral of Human Race
4. Under the Burning Sky
5. Warpath
6. Quelli Uguali Non Contano
7. In This Empty Place
Raffaele Lanzuise - Bass
Maddalena Bellini - Guitars
Asator - Vocals
Marco Moretti - Drums
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