Passa ai contenuti principali

Intervista ai KALAH


Eccoci in compagnia dei Kalah, promettente formazione alternative/electronic metal italiana, fresca autrice del dinamitardo "And Yet It Dreams", che abbiamo recensito QUI. Un'ottima occasione, questa, per conoscere meglio la band!

1. Presentate la vostra band ai nostri lettori!
Mario: Ciao a tutti cari lettori! Siamo i Kalah, una band che suona Metal elettronico e in generale cerca di osare e sperimentare in vari generi, cercando di rifuggire da facili etichettature e definizioni. Siamo 6 metallari con una passione smisurata per la cassa dritta (ride). Cerchiamo di proporre un metal moderno e che non esclude nessun genere, d’altronde il nostro nome sanscrito (Kalah= movimento impercettibile della luna) ce lo impone!

2. Processo compositivo. Parliamone un po'.
Mario: il tutto nasce da un’idea, un riff, una melodia che può arrivare in qualsiasi momento: anche alle 2 di notte e con qualche San Miguel di troppo (ride). A quel punto l’idea (a prescindere che si tratti di un riff di chitarra, una melodia di synth…) viene girata al resto della band per poter aggiungere ulteriori contributi strumentali. La cosa bella è proprio che l’idea può arrivare in qualsiasi momento e da chiunque, credo che questo sia anche evidente dalla diversità e dalle varie influenze delle canzoni del nostro nuovo album “And Yet It Dreams”.

3. Testi: chi li scrive e cosa trattano?
Claudia: i testi li scriviamo io e Alessio. Siamo appassionati di fantascienza e questo si riflette nella scrittura soprattutto di questo album. “And Yet It Dreams” tratta di una AI senziente che sviluppa una intelligenza emotiva in una società distopica dove gli esseri umani hanno perso proprio ciò che invece il nostro protagonista possiede in modo innato. Il messaggio subliminale del concept è fortemente ecologista; viene infatti portata all’attenzione l’indolenza e il disinteresse verso la vita stessa da parte degli esseri umani, tanto da essere sull’orlo della catastrofe ambientale che li porterà all’estinzione.

4. Fate dei live show e cosa pensate di offrire sul palco?
Alessio: non ne facciamo tanti quanti vorremmo poiché non è sempre facile in primis entrare nel giro giusto e in secondo luogo conciliare gli impegni di tutti. Dal vivo offriamo una performance molto energica, che ultimamente abbiamo anche arricchito di una componente scenografica e penso che quello che risalti è la nostra abilità nello spiazzare l’ascoltatore che pensa di trovarsi al solito concerto metal e invece….zac!


5. Come valutate la scena metal italiana e in particolare quella estrema di oggi?
Alessio: la scena metal italiana è estremamente viva e piena di band di assoluto valore, che purtroppo facendo parte di un ambiente underground, non sono sempre valorizzate come dovuto. Dal lato dell’audience quello che si avverte è una certa mancanza di pubblico agli eventi cosiddetti “minori”, per poi inflazionare i grandi eventi con i soliti grandi nomi. Dal lato delle band, c’è spesso il brutto vizio (e questa è una brutta caratteristica italica ahimè) di ritenersi superiore e creare rivalità che non portano nessun vantaggio ad una scena già in difficoltà. Per quanto riguarda la scena estrema sinceramente non ti so dire molto, poiché pur suonando un genere abbastanza heavy, veniamo spesso associati ad un certo di tipo di metal melodico e probabilmente siamo più in linea con questo tipo di pubblico. Il pubblico del metal estremo è molto esigente e più difficile da convincere a cambiare rispetto agli stilemi della loro musica di riferimento. Per quanto riguarda le band, l’Italia ha una scena di tutto rispetto anche su questo versante.

6. Quali obiettivi volete raggiungere con la vostra band?
Enrico: “Quello che facciamo ogni notte, Mignolo. Cercare di conquistare il mondo!”. I Kalah sono un insieme di appassionati di musica che desiderano condividere la propria passione con chi ha simili interessi. Il nostro obiettivo è il confronto, sia col pubblico che con le altre band con cui abbiamo la fortuna di calcare il palco, perchè sono queste le cose che permettono a noi di crescere come gruppo, come singoli musicisti e come persone.

7. Quali sono le band che più vi hanno influenzato?
Mario: il bello di essere in tanti è proprio che abbiamo tutti influenze diverse e proveniamo da generi diversi, personalmente le band che mi hanno influenzato di più sono Alter Bridge, Vola, Nevermore, ma non disdegno anche band moderne come Polyphia e Falling in Reverse.

8. Meglio il metal "di una volta" o quello di oggi? In questo senso voi una volta forse non sareste potuti esistere, quindi domanda trabocchetto!
Claudia: Io apprezzo entrambi; non ritengo che vi sia un “migliore” o un “peggiore”, ma che il metal contemporaneo sia semplicemente diverso; come poi la musica degli anni ‘90 era differente da quella degli anni ‘70 e così via. I contesti sociali e culturali cambiano e con essi anche l’arte in ogni sua forma. Evolve e si impregna di ciò che la circonda ed è proprio il suo bello.
Alessio: il metal di una volta è quello che ha fatto emozionare tutti noi negli anni di formazione (siamo tutti ultra-trentenni, quindi posso parlare a nome di tutti eheh). Sono del parere però che il genere abbia ancora tanto da dire e chi afferma il contrario….dovrebbe ascoltare qualcos’altro!

9. Abbiamo finito, i saluti finali a voi.
Claudia: Grazie a Italia Metal e Rock per averci dedicato questo spazio. Un abbraccio a voi e a tutti i lettori.


Links:
Bandcamp
Facebook
Instagram
SoundCloud
Spotify

Commenti

Post popolari in questo blog

Intervista a DEMOGHILAS

Alfred Zilla è un personaggio schietto e sincero, ma anche molto profondo, e ciò si può evincere sia dalla sua musica, ma anche da ciò che ci dice in questa intervista. Sicuramente è un personaggio fuori tempo massimo, calato in una società che non contempla molti pensatori e artisti autonomi come lui. Dopo la recensione del suo ultimo album " Antagonist " lo abbiamo raggiunto per fargli qualche domanda. Buona lettura! 1. Ciao Alfred, presenta il tuo progetto Demoghilas ai nostri lettori!  Ciao, truppa di Italia Metal e Rock, grazie del vostro tempo e interessamento, prima di tutto. Il Progetto Demoghilas è nato nell’estate del 2016, ma il mio sogno di fare musica iniziò a dodici anni, infatti molte canzoni che creo tutt'oggi sono tutti quegli esperimenti che tentavo mentre imparavo a suonare allora. Andando avanti ho capito di voler offrire qualcosa di diverso ad ogni album, come degli omaggi ad altri generi, anche se tutto sommato lo stile è rimasto lo stesso.  2. Proce

DEADLOCK CREW "No Way Out" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) A tre anni di distanza tornano gli italiani Deadlock Crew con il nuovo album "No Way Out", un'attesa che per chi conosce la band ne è valsa la pena. Come lecito sia, ci aspettiamo da questo nuovo lavoro un qualcosa di più maturo, più marcato nel sound e nella proposta in generale, visto che stiamo parlando di un genere musicale classificabile tra le file del classico Heavy Metal.  I Deadlock Crew per l'occasione si sono mossi con i giusti passi e la giusta tenacia andando a confezionare nove brani di spessore che paragonati a quelli del loro precedente lavoro, "Look Down On Me", sembra di essere su un altro pianeta. Un'attesa che ripaga alla grande, con un album in generale devastante e carico di adrenalina. "No Way Out" si presenta con un buon appeal e un sound pieno, pronto a catturare con un che di magnetico. Quarantasei minuti al cardiopalma con una tracklist tanto heavy quanto introspettiva con un ref

PANDEMONIUM CARNIVAL "Pandemonium Carnival II" (Recensione)

Full-length, Ghost Record Label (2024) I Pandemonium Carnival rilasciano il secondo album dal titolo "Pandemonium Carnival II". Un lavoro che sicuramente catturerà senza fatica gli appassionati del classico e mai tramontante Punk Rock di stampo americano. Le aspettative per chi inizierà l'ascolto non saranno banali e neanche scontate come il genere proposto potrebbe far pensare. Nonostante la dicitura di "Horror" (da cui la definizione di Punk "Horror" Rock), la band romana riesce a dare colore e rendere vivace tutto l'ascolto spalmando nelle quattordici tracce che compongono l'album una bella dose di spessore tecnico e compositivo e senza neanche andare troppo per il sottile.  I Pandemonium Carnival sanno come dare vita e comporre canzoni pregevoli, eleganti e con il giusto e ben ponderato tiro. Forti sia per quanto concerne l’impatto emotivo che per quello pulsante, istintivo e prettamente caratteristico del punk rock. Il combo dei Pandemoniu