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Intervista ai RABHAS


Eccoci in compagnia dei Rabhas e nello specifico del cantante L. Il loro "Propaganda Antiumana" è stata una mazzata davvero notevole, oltre che uno degli album più personali usciti negli ultimi tempi nella scena death metal tricolore. Buona lettura.

01. Ciao! Presenta i Rabhas ai nostri lettori!
Ciao ragazzi, siamo i RABHAS, radicati sul territorio bolognese ma con origini abruzzesi e pugliesi. Siamo in attività dal 2011 e abbiamo appena pubblicato il nostro terzo album che vede una line up variata nella voce e nella chitarra rispetto ai primi due lavori. Il nostro è un Death metal caustico e misantropico che incorpora vari generi e stili. Siamo tutti lavoratori appassionati di birra e portiamo avanti questo progetto con passione, dedizione e tanta rabbia.

02. Processo compositivo. Parliamone un po'.
La composizione vede come protagonista indiscusso il nostro bassista Preck che sforna senza sosta riff interessanti, variegati e stilisticamente interessanti. Il processo creativo avviene ovviamente in sala prove dove si assemblano e perfezionano le varie parti. Ci confrontiamo spesso e ognuno è libero di esprimere la propria idea e posizione. Siamo molto affiatati in questo e riusciamo a ottenere un suono che a noi, prima di ogni altro, piace.

03. Testi: chi li scrive e cosa trattano?
Per Propaganda Antiumana buona parte dei brani sono stati scritti dal nostro Preck. Nel cambiamento di line up, sono poi subentrato io L, nella gestione e gestazione delle liriche. Ho rivisitato e talvolta riscritto e riadattato alcune parti per uniformarle al mio stile, con risultati molto apprezzati anche dalla critica per le soluzioni adottate. Le tematiche, per lo più distopiche, sono condivise da tutti, ognuno dice la sua e se ci sono idee riguardo un argomento da trattare, sono sempre ben disposto nello sviluppo delle proposte.

04. Fate dei live show e cosa pensate di offrire sul palco?
Live ne abbiamo fatti, ne facciamo e ne faremo sempre volentieri. E’ uno dei motivi principali per cui facciamo musica. Sul palco portiamo principalmente la nostra professionalità, perché siamo perfezionisti e ci piace avere un set che sia ottimale alle nostre esigenze. Al resto ci pensa la nostra musica, che già da sola si addentra nelle ossa e nella coscienza di chi ci ascolta.

05. Cosa pensi della scena estrema italiana di oggi?
La scena estrema italiana è molto competitiva con quella europea, oggi più che in passato, quello che forse manca rispetto ad altre realtà è un pubblico più ampio. Qui continuiamo ad essere una nicchia estremamente piccola.




06. Quali obiettivi volete raggiungere con la vostra band?
Parlare di obiettivi di questi tempi è un po' ridondante. Noi facciamo musica perché ci piace farla, non abbiamo in mente di conquistare il mondo o chissà quale mercato. Lo facciamo principalmente per noi stessi, per un nostro personale equilibrio. Perché amiamo le sonorità marce e pesanti del metal. Gli “obiettivi” li lasciamo alla musica pop commerciale. Se abbiamo un seguito e degli apprezzamenti, questi sono solo una conseguenza del nostro modo di essere. Parlando concretamente sarebbe bello poter fare più live, perché è dal palco che si sente maggiormente la nostra rabbia.

07. Quali sono le band che più vi hanno influenzato?
Il nostro punto di forza è dato da esperienze pregresse variegate e gusti musicali molto diversi tra di noi. Diciamo spesso che non esiste una band che piace a tutti e quattro e la cosa ci fa sempre sorridere. Ciononostante andiamo nella stessa direzione e siamo tutti veramente orgogliosi dei risultati che stiamo ottenendo.

08. Meglio il death metal "di una volta" o quello di oggi?
Ogni musica e ogni pezzo vive il suo tempo e la sua fortuna. Ognuno ha il suo gusto personale se si parla di ascolto, quindi è una domanda molto soggettiva. I tecnicismi moderni hanno aperto delle porte su una differenziazione di generi che trent’anni fa era inimmaginabile. E ad oggi il panorama è vastissimo. Esistono influenze multigenere, ma personalmente ritengo che sia alla fine sempre una questione molto intima e personale.

09. Come mai la scelta di cantare in italiano?
E perché mai non dovrei cantare in italiano?! E’ una scelta della band in un panorama di inglesismi che ad oggi non hanno senso. Si pensa che la lingua inglese sia più efficace per raggiungere un pubblico più vasto, ma non è così. La maggior parte del metal è in inglese, eppure in Italia lo ascoltiamo, quindi perché non dovrebbe valere lo stesso per l’italiano? Ad oggi qualsiasi idioma viene facilmente tradotto ed è impossibile perderne il significato qualora si volesse approfondire. Difatti ci ascoltano in tutto il modo. E’ la genialità della musica e di ciò che dici che fa grande il suono, non come lo dici. E’ più rilevante questo aspetto a nostro avviso.

10. Come mai avete optato per un death metal contaminato da altri generi come l'hardcore?
La nostra contaminazione è in realtà molto più ampia. Ci sono aspetti Grind, Hardcore, Death, Prog, Doom, Psichedelia….. Non abbiamo una ben definita identità di genere. E non siamo noi a dirlo, ma chi ci ascolta e chi fino ad ora ci ha recensito. Tante volte siamo stati paragonati a questo o quest’altro gruppo, ma in realtà non siamo mai completamente affini a un genere o a un altro. Siamo i RABHAS.

11. Abbiamo finito, i saluti finali a voi.
Un grazie a voi e ai vostri lettori. Ascoltate il nostro disco. Vi farà male


Links:
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Soundcloud
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